Un convegno di successo; il solo per ricordare il ventesimo anniversario della morte di Roberto Leydi.
É stata una bellissima giornata quella di sabato scorso ad Ivrea per i tanti appassionati di etnomusicologia. Nella stupenda cornice della Chiesa barocca di San Gaudenzio si è svolto, con buona partecipazione di pubblico, il convegno allestito per il ventennale della scomparsa di Roberto Leydi (1928-2003); un evento fortemente voluto dall’ASAC-Associazione di Storia e Arte Canavesana e dal CEC-Centro Etnologico Canavesano. Strutturato in due sessioni, l’intero pomeriggio e la sera, il convegno, coordinato dal presidente dell’ASAC Tiziano Passera, dopo il saluto dell’assessore Gabriella Colosso in rappresentanza della Città d’Ivrea patrocinatrice dell’appuntamento, ha visto la proiezione iniziale di un docu-film in cui Leydi – eporediese di nascita – raccontava se stesso come paladino della musica popolare. Si sono quindi alternati al microfono importanti studiosi quali Aurelio Cittelli (Associazione Culturale Barabàn di Milano), Franco Castelli, Alberto Lovatto, Flavio Giacchero (tutti del CREO di Torino), Rinaldo Doro (CEC) i quali, da angolature diverse, hanno messo a fuoco come si sta portando avanti, nell’attuale e diverso contesto socio culturale, il magistero di Roberto Leydi.
A vivacizzare il convegno non potevano mancare alcune esibizioni musicali: quella del Gruppo Pifferi e Tamburi di Ivrea guidati da Simone Boglia (la cui storia ed il cui significato nella ritualità del Carnevale eporediese è stata analizzata da Franco Quaccia) e quella – sempre suggestiva e apprezzatissima – del Coro Bajolese, con un repertorio canoro pensato per l’occasione da Amerigo Vigliermo nel ricordo dei suoi toccanti incontri di lavoro con Roberto Leydi. Non è mancata in chiusura anche una stimolante e coinvolgente jam session fuori programma con protagonisti Giuliano Grasso dei Barabàn, Rinaldo Doro e Beatrice Pignolo.
Ha inoltre impreziosito il convegno un altro gradito fuori programma: l’inaspettata presenza di Emilio Jona, di pochi mesi più anziano di Leydi, che tutti ricordano, oltre che per la sua attività professionale di avvocato, per essere stato uno degli iniziatori del gruppo “Cantacronache”, la prima esperienza in Italia di canzone d’autore in opposizione a quella di consumo. Intervenuto a conclusione della sessione pomeridiana del convegno, Jona ha svolto un lucidissimo e toccante intervento sui suoi rapporti fraterni (non senza piccoli dissapori) con Roberto Leydi, al quale ha voluto anch’egli, da par suo, rendere omaggio.