Un importante convegno sulla ricerca e la divulgazione storica
Il convegno, organizzato dall’ASAC con la collaborazione del Liceo Carlo Botta, si è svolto sabato 21 ottobre nell’auditorium dello stesso liceo, di fronte ad un pubblico attentamente interessato e coinvolto dalle tematiche trattate. Testimoniano tale interesse le nuove iscrizioni all’associazione e l’acquisto di libri esposti a margine del convegno.
Dopo il saluto della preside del liceo, Lucia Mongiano, il presidente dell’ASAC, Tiziano Passera, ha brevemente illustrato il catalogo delle opere – monografie e bollettini annuali – recentemente pubblicato: esso testimonia efficacemente quello che è stato, in ormai 65 anni, l’impegno e la passione con cui l’associazione ha contribuito alla ricerca ed alla divulgazione della storia canavesana.
Sotto la regia dello stesso Passera si sono poi susseguite le varie comunicazioni previste, a cominciare da quelle di due prestigiosi accademici: il prof. Rinaldo Comba (Università di Milano) e il prof. Luca Codignola-Bo (ex allievo del Botta, attivo oggi presso Saint Mary’s University – Canada e University of Notre Dame – Stati Uniti). Essi hanno trattato, sotto angolature diverse, i temi delle nuove tendenze storiografiche, del significato della divulgazione storica e dei rapporti tra lo studio della storia generale e quella locale.
In particolare, il prof. Comba, ha ricordato all’inizio del suo intervento la fondazione a Torino nel 1833, voluta da re Carlo Alberto, della Regia Deputazione Subalpina di Storia Patria, e la pubblicazione dei volumi della Historiae Patriae Monumenta, che hanno segnato una stagione di forte attenzione alle fonti documentali come imprescindibile (per quanto faticoso) punto di partenza per la ricerca storica. Ha poi tratteggiato rapidamente come la storiografia sia progressivamente passata da una prevalente attenzione agli eventi politici ad una maggiore attenzione al mutamento delle strutture, siano esse economiche, giuridiche ed altro: ne è una importante testimonianza il lavoro di Gian Savino Pene Vidari (che, tra l’altro, è stato anche per anni animatore e mentore dell’ASAC). Sempre in merito al rinnovamento storiografico si è fatto menzione al ruolo avuto nel Novecento degli Annales di Marc Bloch, Lucien Febvre e Fernand Braudel, e per quanto riguarda il nostro paese negli anni Ottanta del Novecento la nascita con Giovanni Levi e Carlo Ginzburg della collana Microstorie che propone una visione della storia basata su ricerche locali e su episodi periferici capaci però di raccontare in modo esemplare la vicenda umana. In tutta l’evoluzione della storiografia il ruolo dell’accademia e della cosìddetta erudizione locale si intersecano e si fondono in maniera complementare, gran parte della storia – per usare le parole del relatore – è scritta a livello locale: il mestiere dello storico è lo stesso, purché basato sulla rigorosa analisi delle fonti, sulla consapevolezza della complessità della loro interpretazione e perfino di una sorta di necessaria modestia nel pensare al proprio lavoro.
Il prof. Codignola-Bo ha inizialmente ricordato come il campo dei suoi studi sia la storia delle migrazioni verso gli Stati Uniti ed il Canada nel periodo coloniale, dall’inizio del Seicento agli anni trenta dell’Ottocento con particolare riferimento alla storia della chiesa cattolica, a partire dai primi missionari francescani e gesuiti che partivano dalla Francia per convertire gli indiani nel Nord America. Un lavoro pazientemente basato sull’analisi delle fonti che, particolarmente quando iniziarono le grandi ondate migratorie, lo hanno portato a prender nota di un numero amplissimo di persone. Di vivo interesse per il pubblico sono stati i casi di personaggi canavesani che Codignola-Bo ha citato, come ad esempio il pittore Michele Pechenino, di San Giorgio Canavese, vissuto a New York e Filadelfia tra il 1818 e il 1821, morto in manicomio a Torino, oppure il celebre Luigi Palma di Cesnola che fu militare negli Stati Uniti durante la Guerra Civile, successivamente console americano a Cipro negli anni 1870, sino a diventare primo direttore del Metropolitan Museum of Art di New York. Sul piano della storia delle migrazioni si incontrano ovviamente gli studi più generali con quelli di carattere locale, anche con quelli nati magari come mera curiosità per la ricostruzione delle vicende di persone di un dato paesino che sono emigrate e magari tornate poi nella loro terra. «È assolutamente ingiustificato – ha affermato il relatore – l’atteggiamento di molti storici accademici e si rifiutano di ammettere che proprio il lavoro oscuro di questi infaticabili ricercatori locali permette di calare nella realtà della vita di tutti i giorni le loro interpretazioni di più ampio respiro». Il relatore ha infine ricordato come negli Stati Uniti l’insegnamento della storia non avvenga come studio di manuali che espongono eventi storici in accordo con quanto stabilito da programmi ministeriali, ma privilegi metodi attivi di ricerca a partire anche da aspetti minuti, come ad es. il personaggio che ha dato il nome alla palestra che l’allievo frequenta. Si sarebbe potuto aprire qui, se non ci fossero stati vincoli di tempo, una riflessione sul tema dell’insegnamento della storia nelle medie superiori e sul possibile guadagno formativo che gli studenti ne traggono.
Il tema dell’insegnamento della storia è stato comunque affrontato nell’intervento successivo condotto in dialogo tra Fabrizio Dassano (Liceo Botta) e Andrea Verlucca Frisaglia (ex allievo del Liceo Botta). Si sono illustrati e sottoposti a riflessione i progetti di studio della storia locale sviluppati da docenti ed allievi del Liceo Botta e le ricadute sulla crescita culturale non solo degli studenti ma del territorio. I numerosi progetti ormai messi in atto – a cominciare da quello riguardante la chiesa eporediese di San Nicola – hanno messo in evidenza la fertilità dei lavori di gruppo come base per creare un costruttivo rapporto tra memoria storica, cultura dei territori e cittadinanza attiva, sino (come avvenuto per il caso di San Nicola) alla presa in carico di un bene artistico.
Gli apprezzati interventi di due “soci storici” dell’ASAC, Franco Quaccia e Guglielmo Berattino, hanno consentito di apprezzare la rilevanza dell’apporto culturale che l’associazione offre al proprio territorio, purtroppo senza che tale apporto sia adeguatamente apprezzato dalle istituzioni pubbliche. Franco Quaccia ha delineato un lucidissimo quadro di quella che è stata l’evoluzione della storiografia che si è occupata del Canavese: dai lavori di Francesco Agostino della Chiesa nel XVII secolo sino ai tre volumi sulla Storia della Chiesa di Ivrea, opera promossa dal vescovo mons. Luigi Bettazzi, senza scordare i contributi nati proprio in ambito ASAC. A quest’ultimo riguardo Guglielmo Berattino ha illustrato la pubblicazione La Biga etrusca di Monteleone di Spoleto – Nuovi sviluppi sul trafugamento del “golden chariot” esposto al Metropolitan Museum of Art di New York portano in Canavese. Si tratta di un caso in cui il tema trattato – quello del trafugamento di un bene artistico che ha visto come protagonista il citato Luigi Palma di Cesnola – travalica abbondantemente l’interesse locale per approdare ad una controversia internazionale di cui si sono occupati i media e le istituzioni politiche e di cui si attendono gli sviluppi.
Dopo oltre tre ore di relazioni, c’è stato anche un breve spazio di interventi del pubblico durante il quale ha preso la parola Emilio Champagne, presidente di Terra Mia, una delle numerose altre associazioni che in Canavese si occupano di storia locale. L’intervento ha messo in luce come, quando si parla del pericolo di dispersione di fonti documentali, il tema non riguardi solo i tanti archivi storici sparsi sul territorio, ma anche la documentazione e le testimonianze di eventi recenti che le diverse organizzazioni sociali hanno portato avanti senza curarsi minimamente di trasmetterne memoria. Si tratta di uno dei tanti ambiti di indagine per sviluppare il quale sarebbe utile una maggior sinergia tra i vari soggetti interessati.
In conclusione, la riuscita del convegno non potrà che incoraggiare il direttivo dell’Asac ad approfondire ulteriormente le tematiche legate alla ricerca storica, possibilmente confrontandosi con le altre associazioni attive sul territorio canavesano.