Una curiosità iconografica relativa alla chiesa eporediese di San Gaudenzio


Project Description

Esiste – anche se poco valorizzata – una “Ivrea barocca” della quale fanno parte almeno tre belle chiese cittadine: la chiesa di San Nicola da Tolentino, di Santa Croce e di San Gaudenzio di cui già in passato ho avuto modo di occuparmi [1].

Fig. 1a Raffigurazione allegorica della Fede
Fig. 1a Raffigurazione allegorica della Fede
Fig. 1b: Raffigurazione allegorica della Carità
Fig. 1b: Raffigurazione allegorica della Carità
Fig. 1c: Raffigurazione allegorica della Speranza
Fig. 1c: Raffigurazione allegorica della Speranza
Fig. 1d: Raffigurazione allegorica non identificata
Fig. 1d: Raffigurazione allegorica non identificata

La chiesa di San Gaudenzio, piccolo gioiello di architettura tardo barocca piemontese, venne edificata tra il 1716 ed il 1724 per iniziativa del prevosto della cattedrale don Lorenzo Pinchia, grazie anche a generose offerte pubbliche. Si ritiene ormai quasi unanimemente che il suo progettista sia stato l’ingegnere piemontese Luigi Andrea Guibert; mentre lo straordinario ciclo pittorico che orna le pareti interne è opera di Luca Rossetti da Orta. In questa breve comunicazione vorrei soffermarmi su un piccolo enigma iconografico che riguarda questa chiesa. Nei pennacchi che raccordano la cupola ellittica con l’aula della chiesa, il Rossetti dipinse le figure allegoriche delle tre virtù teologali (Fede, Speranza, Carità, le virtù che rendono l’uomo capace di vivere in relazione con Dio, tutte ben riconoscibili attraverso i consueti attributi iconografici, Figg, 1a, 1b, 1c) ed una quarta figura ormai quasi illeggibile a causa delle precoci infiltrazioni d’acqua che l’abate Pinchia, preoccupato, già segnalava nel 1751 (Fig. 1d). Ciò che oggi sembra potersi riconoscere è una figura femminile con le braccia allargate; indossa un curioso copricapo celeste (somigliante ad una mitra vescovile), un’ariosa veste bianca, ed un manto celeste che svolazza come mosso dal vento.

Varie ipotesi sono state formulate su tale figura fortemente ammalorata, finanche che si trattasse di un vescovo o lo stesso San Gaudenzio. Più realisticamente si è congetturato che si trattasse della allegoria di una delle quattro virtù cardinali (Prudenza, Giustizia, Fortezza, Temperanza) scelta per richiamare che tali virtù, vivificate dalle virtù teologali, costituiscono i pilastri morali di una vita dedicata al bene. Già; ma quale delle quattro? Esistono casi simili?

Mi è capitato casualmente l’estate scorsa di visitare a Sorrento la Chiesa di San Paolo, dal bel pavimento in maiolica; i pennacchi della cupola sono ornati da quattro candide statue in stucco (di cui ignoro l’autore): per tre di esse è stato immediato riconoscere le allegorie delle virtù teologali, mentre non era facile capire, stante la distanza, cosa raffigurasse la quarta. Attraverso una foto, opportunamente ingrandita, si vede una donna che regge con le due mani un oggetto che ha spezzato (sembrerebbe un flagello) facendo forza con le braccia: dunque è l’allegoria della Fortezza (Fig. 2)

Fig. 2: Allegoria della Fortezza, Chiesa di San Paolo, Sorrento
Fig. 2: Allegoria della Fortezza, Chiesa di San Paolo, Sorrento
Fig. 3: Allegoria della Fortezza, Santuario della Madonna dei Boschi, Boves (CN)
Fig. 3: Allegoria della Fortezza, Santuario della Madonna dei Boschi, Boves (CN)

Più recentemente ho ricevuto in regalo una illustratissima monografia sul Santuario della Madonna dei Boschi di Boves il cui apparato decorativo è costituito da cicli pittorici di diverse epoche. Un ampliamento della chiesa effettuato nel XVI presenta una decorazione settecentesca che riprende tematiche mariane, con finte architetture che tra le altre cose, ospitano le raffigurazioni delle virtù. Pure in questo caso troviamo, assieme alle tre virtù teologali, l’allegoria della Fortezza, con il sole sul petto ed in mano un’asta (Fig. 3)

Si dice che tre indizi fanno una prova; avendone solo due oggi ho iniziato a “googolare” alla ricerca almeno di un altro caso. È saltata fuori una terza opera, a Firenze, nella cupola della cappella (ora biblioteca universitaria) dell’ex monastero della Crocetta (affreschi di Vincenzo Meucci, post 1764). La Fortezza vi appare con il corpetto di una corazza indossato sopra la veste ed un leone assiso accanto a lei (https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Ex-monastero_della_crocetta,_cappella_(oggi_biblioteca),_affreschi_di_vincenzo_meucci_06_fortezza.JPG). Come si vede la simbologia con cui viene raffigurata la Fortezza (Fortitudo) può esprimersi in modalità assai difformi, diverse da quella più usuale di una donna /fanciulla che regge una colonna spezzata.

I tre casi presentati – pur non potendo costituire una prova certa – ci inducono a ritenere che la poco leggibile allegoria che compare nella chiesa eporediese di San Gaudenzio sia proprio la Fortezza, la virtù che assicura, nelle difficoltà, la fermezza, il coraggio e la costanza nella ricerca del bene. Non conosco le ragioni dottrinali – se esistono – per le quali sembrerebbe che essa debba rivestire, rispetto alle altre virtù cardinali, un posto d’ onore nell’affiancare le virtù teologali. Anzi il Vangelo di San Giovanni sembra dirci che è la Giustizia la più importante tra le virtù cardinali perché “chi pratica la giustizia è giusto come Egli [Cristo] è giusto” (1Giovanni 3,7) mentre “chi non pratica la giustizia non è da Dio” (1Giovanni 3,10)[2]. Perché dunque nelle opere che abbiamo visto è stata scelta la Fortezza a fare da compagna alle virtù teologali? Forse la ragione della scelta è che essa appare come emblematicamente confacente alla santità, stante la forza d’animo con cui un santo è capace di affrontare, in stato di grazia, le prove difficili che incontra. La vita dei santi narrata dagli agiografi (ovviamente anche quella di San Gaudenzio) è sempre un inno alla Fortezza, intesa – per utilizzare una discutibile espressione diffusasi in tempi recenti – come capacità di resilienza.


  1. G. Berattino, L. Mattalucci, La chiesa cittadina di San Gaudenzio in Ivrea, Ivrea: Associazione culturale Ij Croass del Borghet, 2021.
  2. In effetti nella Cattedrale di San Giovanni Battista a Ragusa è la Giustizia che compare nei pennacchi della cupola assieme alle virtù teologali: è il solo caso che ho trovato in Internet.

di Lauri Mattalucci
del 15/02/2024
lauro.mattalucci@gmail.com