Palazzo Botton di Castellamonte Storia, descrizione e utilizzo


Project Description

Nel 2023 la 62ª Mostra della Ceramica di Castellamonte ha ritrovato, tra le sue sedi espositive, Palazzo Botton, che svetta nel centro della Città.
L’edificio si trova all’inizio del percorso verso il Castello, nella zona in cui nel XV e XVI secolo sorsero diverse ville signorili, che purtroppo conobbero molte devastazioni negli anni successivi, a causa delle guerre. Tra esse, vi era quasi certamente quella dei nobili Capris.
Il Palazzo, nella forma in cui oggi lo ammiriamo, fu fatto costruire da Ascanio Flaminio Giuseppe Botton, nato ad Agliè il 24 aprile 1724.

Fig,1: Palazzo Botton oggi
Fig,1: Palazzo Botton oggi
Fig. 2: Foto d’epoca
Fig. 2: Foto d’epoca

Si ha traccia della famiglia Botton (inizialmente Bottone) in Canavese a partire dalla fine del 1500. Federico Tonetti scrive nella Guida della Valsesia pubblicata nel 1891: «Giovanni Battista Bottone … partiva giovanetto da Cravagliana, e poneva sua dimora in Agliè, città del Piemonte, ove i suoi discendenti ereditarono i titoli e le ricchezze dei Conti di Castellamonte … e si resero preclari nelle scienze economiche e giuridiche». I figli di Giovanni Battista risultano anch’essi residenti in Agliè: Millano Antonio fu prevosto dal 1617 al 1635 mentre il fratello Domenico svolse il ruolo di notaio. Tra i discendenti di Domenico, troviamo Giacomo, nato ad Agliè il 28 dicembre1663, segretario comunale nonché padre di Ascanio Botton.
Nel 1772 Ascanio, venendo a mancare altri eredi da parte materna, fu insignito del titolo di Conte di Castellamonte, posseduto dai Capris, acquisendo altresì una porzione del feudo dove probabilmente si trovavano le rovine di quella che era stata la dimora signorile della famiglia. La madre, Rosa Giacinta, era infatti figlia del Conte Sebastiano Capris di Castellamonte ed era andata sposa, in seconde nozze a Giacomo Botton, rimasto vedovo della prima moglie.

Ascanio compì una brillante carriera amministrativa. Nel 1773 pubblicò il Regolamento intorno all’Amministrazione dei Pubblici Uffici, che fu apprezzato per la modernità di visione dell’apparato pubblico e che gli valse una certa fama anche fuori dai confini del Regno di Sardegna.
Egli fu giudice a Rivarolo Canavese; ricoprì diversi prestigiosi incarichi fino a diventare nel 1775 Intendente Generale delle Regie Finanze. Purtroppo, a causa dell’accusa di malversazioni, attribuibili, in realtà, più ai suoi collaboratori che a lui, fu costretto a dimettersi.
Lo storico Antonio Manno, nella sua opera Il Patriarcato subalpino scrive che, dopo la disastrosa caduta lavorativa, Ascanio «si ritrasse a Castellamonte ove, per edificare un palazzo dissestò il modesto patrimonio».
L’architetto sabaudo, Bruna, che lo progettò, seppe giocare molto bene con il dislivello del terreno, utilizzando il pendio naturale per far sì che la costruzione assumesse un tono maestoso.
L’imponenza dell’edificio venne risaltata dallo stile sobrio e lineare. A fine Settecento le sinuosità del barocco erano ormai in via di abbandono, sostituite dalle linee neoclassiche.
Nonostante il notevole risultato architettonico, il palazzo venne utilizzato poco dalla famiglia Botton. A seguito del disastro economico subito da Ascanio, questi si ritirò a Rivarolo, presumibilmente dovendo ricorrere all’aiuto dello suocero. Aveva sposato Domenica Ludovica Eleonora, appartenente alla benestante e nota famiglia dei Palma di Cesnola e progenie dell’avvocato Giuseppe Emanuele.
Il loro figlio, Ugo Vincenzo Giacomo, già risulta nato a Rivarolo Canavese il 1° aprile 1754.

Ugo Botton ebbe una vita avventurosa e divenne celebre. Anticlericale, cospiratore con i giacobini piemontesi per rovesciare la monarchia sabauda, fu membro del
governo provvisorio piemontese. Merita di essere ricordato come giurista illuminato che suscitò l’ammirazione dei contemporanei e la stima dello stesso Napoleone che lo chiamò a collaborare, unico tra gli italiani, al suo celebre codice.
Fu presidente a Torino della Camera dei Conti, e poi nel 1801 del Tribunale di appello; successivamente venne chiamato nel 1806 a Parigi quale consigliere della Corte di cassazione, incarico che continuò a tenere anche dopo la Restaurazione, grazie alla nomina a vita connessa con la carica e alla naturalizzazione francese, da lui ottenuta il 3 febbraio 1815. Autore di un testo giuridico-divulgativo della legislazione francese in Italia (Nozioni elementari sulle ipoteche, ossia traduzione libera del nuovo codice ipotecario francese, Torino 1802), il Botton vide accrescersi la sua fama di giureconsulto che gli procurò le onorificenze di commendatore della Legion d’onore e di cavaliere dell’Impero (agosto 1808). Infine fu invitato dal membro del Direttorio Philippe Antoine Merlin a redigere alcune voci per il suo monumentale Répertoire universel et raisonné de Jurisprudence.

Dal padre Ascanio aveva acquisito il Palazzo Botton di Castellamonte, di cui però non si prese mai cura, avendo vissuto buona parte della sua vita all’estero. 
Alla morte di Ugo, avvenuta a Parigi il 13 marzo 1828, non essendoci eredi diretti, terminò la dinastia dei Conti Botton di Castellamonte. La proprietà dell’omonimo palazzo passò ad un ramo collaterale, non interessato a mantenere l’edificio. Un suo esponente, Giovanni Beolatto, decise di venderlo al Comune di Castellamonte che era interessato all’acquisto. L’atto notarile venne firmato il 26 maggio 1855; la cessione fu fatta per la cifra di 16.000 lire.
Dopo il tempo necessario per i lavori di adeguamento, il Comune spostò lì la sua sede che vi rimase fino al 1990. Dal 1990 in poi, il palazzo venne utilizzato per eventi legati alla Mostra della ceramica e manifestazioni varie, tra cui spicca il Carnevale di Castellamonte. Ed è proprio dal suo balcone che, ancora oggi, si presentano i personaggi della Bela Pignatera, ovvero Contessa Isabella di Montebello, e del primo Console, nella storica rievocazione medioevale.
Il Palazzo, col passare degli anni, si era deteriorato e necessitava di interventi manutentivi e di restauro conservativo, recentemente eseguiti.
L’edificio ha così riacquistato così la sua imponenza.
La base, che poggia sulla piazza, è in pietra e mattoni e rappresenta la parte più antica. All’interno sono state mantenute le cantine, che, tempo fa, avevano rappresentato perfetti scenari per esposizioni di ceramiche. Oggi purtroppo non sono utilizzabili a fini pubblici, in quanto necessiterebbero di costosi adeguamenti alle norme di sicurezza.
La parte superiore è composta da due piani, uniti da una bella scala con ampi gradini di pietra, che confluisce in una suggestiva balaustra interna, da cui si ha la visibilità di tutta la rampa. Ad essi va aggiunto l’ampio sottotetto temporaneamente adibito a magazzino.
L’ingresso avviene dalla piccola e suggestiva Piazza Guglielmo Marconi, ricavata in un anfratto del percorso diretto alla sommità della collina, da cui peraltro si nota molto bene l’antistante Palazzo Storico dei Conti di San Martino, caratterizzato da archi e logge e risalente al XVI secolo, oggi di proprietà privata.
Questa entrata in luogo più elevato rispetto alla sottostante piazza Vittorio Veneto, si suppone sia stato voluto dall’architetto Bruna, dato che permette un gioco di visioni a seconda dei punti cardinali in cui si trovano i locali e le relative finestre: a livello del terreno verso il Castello e con vista aerea verso il centro cittadino.
Nelle stanze si trovano tracce di affreschi e interessanti sovrapporte dipinte che sono allo studio della competente soprintendenza. Un bel balconcino si affaccia all’esterno, dando su quella che era la Chiesa di San Francesco, trasformata nel 1933 in Casa Littoria e poi diventata Caserma dei Carabinieri. Al piano nobile s’incontra una sala che mantiene intatta la volta affrescata ed ha specchiere d’epoca e un lampadario in vetro di Murano. Questa era la sala del Consiglio comunale.
La parte espositiva utilizzata durante la Mostra della Ceramica del 2023 ha riguardato i due piani già abitabili.

Tra le opere esposte figuravano quelle vincitrici del concorso internazionale “Ceramics in love”, concorso che ha raccolto 130 opere provenienti dall’Italia e 22 da diverse nazioni del mondo. Vi erano inoltre collocati i lavori del maestro Angelo Pusterla, ispirati alla tradizione classica castellamontese (come le figure del “pitocio”) e ceramiche storiche del luogo. Al piano nobile è stata allestita una mostra dell’artista faentino Mirco Denicolò con le sue particolarissime opere, frutto del soggiorno a Castellamonte e della collaborazione con il Liceo artistico Felice Faccio.

Fig. 3: Immagine del soffitto affrescato

Nell’ambito del gemellaggio avviato con la città di Matera, era esposta l’installazione di Damiana Spoto e Raffaele Pentasuglia “Attraversamento meridiano”, un’opera dal carattere fortemente identitario della Basilicata, rappresentata con stampe di tessuti e bovini di ceramica.
Ci si auspica che il Palazzo possa diventare una sede espositiva permanente per le opere di ceramica, dando così ancora più lustro alla Città, nel ricordo di una nobile famiglia che è stata parte attiva nella storia canavesana.


BIBLIOGRAFIA

  • Giacomo Antoniono, Castellamonte – Il passato e il presente di una Città in trasformazione, Le Château edizioni, Aosta 2006.
  • Emilio Champagne, Attilio Perotti, Il Novecento castellamontese – Immagini inedite fra storia e memoria, Tipografia Baima e Ronchetti, Castellamonte 2007.
  • Giuseppe Perotti, Castellamonte e la sua storia (con illustrazioni di Angelo Pusterla), Tipografia Vittorio Ferraro, Ivrea 1980.

di Giuliana Reano
del 24/10/ 2023